“La pace è artigianale. Non la costruiscono solo i potenti con le loro scelte e i loro trattati internazionali, che restano scelte politiche quanto mai importanti e urgenti. La pace la costruiamo anche noi, nelle nostre case, in famiglia, tra vicini di casa, nei luoghi dove lavoriamo, nei quartieri dove abitiamo”.
Buongiorno e benvenuti alle celebrazioni per l’80° Anniversario della Liberazione.
Ringrazio tutti i presenti a questo cerimoniale, che si tiene in una forma più sobria, alla luce del lutto nazionale, e come forma di rispetto verso Papa Francesco.
La recente scomparsa del Pontefice argentino ha certamente scosso la comunità cristiana e non, a riprova di una figura trasversale.
Molte parole sono state spese nei suoi confronti, da fonti più autorevoli e più appropriate di quanto possa essere un semplice sindaco di un comune del milanese, per cui non ritengo adeguato aggiungerne altre.
Ciò tuttavia non mi preclude la possibilità di fare mie le sue parole: e infatti ho esordito proprio citandolo.
Indipendentemente dall’avere una visione cristiana o meno, i frequenti appelli alla pace pronunciati negli anni da Sua Santità sono fonte di riflessione ed ispirazione, e trovo si possano correttamente calare nella giornata odierna.
Lontano nel tempo e da ideologie specifiche ormai sopite, il 25 Aprile può trovare una sua attualizzazione diventando strumento e simbolo “generico” di pace.
“Generico” non ha qui una connotazione di vaghezza e di scarsa incisività. Al contrario, va interpretato come la capacità di includere, di abbracciare principi ampi, “sempreverdi” per così dire.
Possa quindi questa ricorrenza essere un monito alle distorsioni ed agli orrori che i regimi totalitari, di qualunque colore, generano, un baluardo a cui rivolgersi per superare i conflitti.
“Pace”, quindi, intesa come “incontro” e “dialogo”, concetti che si frappongono con forza a “scontro” ed “imposizioni”.
Perchè la pace – e torno a citare Papa Francesco – “non è soltanto assenza di guerra, ma una condizione generale nella quale la persona umana è in armonia con sé stessa, in armonia con la natura e in armonia con gli altri”.
Il tema della attualizzazione del 25 Aprile si esplicita con forza quando ci si rivolge ai Giovani. Lo sa bene l’A.N.P.I., ogni volta che accetta la sfida, difficile eppure entusiasmante, di entrare nelle scuole e parlare ai ragazzi.
Non è in nessun modo una questione di indifferenza o superficialità: le nuove leve, educate e guidate, sanno ascoltare, appassionarsi, dimostrare profondità e maturità.
Tuttavia, per loro, la guerra è un concetto talmente lontano nel tempo da apparire come scollegato dalla realtà, “impossibile”, impalpabile. Il che, beninteso, è una fortuna, specie considerando che i giovani di altre nazioni hanno invece scoperto sulla propria pelle cosa significhi convivere con un conflitto armato, anche in questa epoca.
Ma, come dicevo, la base da cui partiamo per costruire una società sensibile, attenta, rispettosa – e, in definitiva, migliore – è davvero eccellente e incoraggiante. L’ho visto in prima persona pochi giorni fa, quando Garbagnate ha avuto l’immenso onore di accogliere un Ministro: Valditara nello specifico, ma non è davvero qui il punto.
Il punto è soffermarsi su come sia stato accolto. Ho guardato attentamente i nostri studenti delle scuole elementari e medie: erano gioiosi, coinvolti, emozionati, onorati. Il boato con cui hanno festeggiato l’arrivo di una figura istituzionale è stato travolgente. Sentirli cantare con assoluto trasporto l’inno nazionale, a pieni polmoni, con la mano sul cuore e i sorrisi sul volto, è stato letteralmente da brividi.
In modo semplice ma straordinariamente incisivo, come solo i bambini sanno fare, hanno lanciato dei messaggi forti ed inequivocabili:
Rispetto per le istituzioni.
Rispetto per i ruoli.
Rispetto per la Nazione.
Senza malizia, senza retropensieri.
Ciò a cui i nostri studenti hanno dato vita è quindi un incantevole esempio di Patriottismo, che racchiude un insegnamento per gli adulti: non possiamo disunirci laddove invece occorre convergere.
Faccio due esempi legati a quella e a questa giornata: è un’occasione persa ogni volta che facciamo un infantile distinguo politico su una figura che rappresenta lo Stato. Ed è, di nuovo, un’occasione persa ogni volta che cerchiamo di adornare il 25 Aprile con le bandiere di un partito piuttosto che di un altro, quando certi valori sono palesemente trasversali, e dovrebbero essere vissuti e comunicati come un bene comune e condiviso.
In definitiva, i più alti e nobili principi che questa giornata incarna possono trovare terreno fertile nelle nuove generazioni, perché grazie a docenti, insegnanti, genitori, educatori illuminati, la predisposizione all’ascolto e al buono c’è.
Sta a noi non svilire concetti come il rispetto, o le figure che rappresentano le istituzioni, perché l’essenza del 25 Aprile è anche lì, e non possiamo permetterci di disperdere il potenziale enorme che i nostri figli hanno.
Grazie per l’attenzione, e buona Festa della Liberazione!
La galleria fotografica è disponibile sulla Pagina Facebook del Comune.